martedì 30 aprile 2013

Un ponte del 25 aprile e alcune considerazioni

Perché in fondo, quando si lavora da qualche anno, le vacanze assumono una dimensione totalmente diversa.
Non sono un estimatore di frasi e concetti tipo "staccare la spina", "ricaricare le batterie", "rigenerarsi".
Un pochino perché l'analogia uomo-macchina mi è sempre stata sulle scatole e un pochino perché quando le ferie finiscono non mi sento ricaricato, rigenerato etc etc ma mi sento esattamente come ero prima di partire, con la consapevolezza che il tempo è scandito da fine settimana più o meno lunghi, ponti e feste comandate.
Ok, preambolo paranoico, ma il rientro dalle ferie, anche se brevi, anche se misere, mi rende sempre un po' triste.
Comunque, abbandonare la realtà milanese per raggiungere la famiglia al mare è sempre un bene.
Clima migliore, cibo migliore, niente sveglia, niente vita di corsa.
In pratica ho passato questi quattro/cinque giorni ad Alassio, che è una meta inflazionata e turistica.
Ma avere una bimba di pochi mesi limita fortemente gli spostamenti. E quindi ci si adagia al compromesso.
Ed è in questa piccola cittadina turistica che mi trovo a considerare l'umanità sotto una luce inaspettata.
Ora, come accennavo, provengo dalla metropoli meneghina, il che vuol dire che la maggior parte dei pregiudizi sono veri. Tutto di corsa, tuttosacrificato all'altare del "fare", scadenze, velocità.
Velocità.
E arrivo ad Alassio dopo una mattina spesa al lavoro a chiudere le ultime cose per non lasciare niente in sospeso. Manco curassi il cancro.
Comunque, densità di popolazione a tipo 20 persone per metro quadro, per la maggior parte turisti.
Esercizi commerciali prevalentemente legati alla ristorazione.
Prodotti in bella mostra. Industria dell'intrattenimento al risveglio per quella che si preannuncia una stagione complessa, vuoi per la crisi (ah, la crisi) vuoi per il tempo atmosferico.
Eppure una serie di cose mi hanno stupito, e qui le elenco:


Il mio cane e la disperazione di chi non può
- i cani sono accettati ovunque e c'è tipo un cane per ogni 4/5 abitanti. Non è una cosa scontata. Per me, che in ferie oltre che con moglie e bimba devo andarci col cane, perché è uno della famiglia, ecco, è difficile trovare un posto dove non ti trattano come un lebbroso. Spiagge per cani, i cani non possono entrare, ho visto al tiggi che i cani mangiano i bambini. Insomma, devo misurarmi con queste tipologie di subumani. Da qualche tempo ripiego quasi sempre sulla Francia perché i cani lì li puoi portare ovunque. Ed anche ad Alassio. Però ad Alassio non c'è un posto dove il cane possa espletare i propri bisogni. Cioè, è geniale a pensarci. Nessun divieto, bensì impossibilità. Nota: il cane non puoi portarlo in spiaggia da Maggio a Settembre, perché, ebbene si, ci stanno i bambini. Vabbé.

- la gente non si incazza mai. Ok, è vero che sono stato li solo qualche giorno, ma dati due fattori, cioè densità di popolazione e indole umana alla prevaricazione del prossimo, quantomeno un attimo di nervosismo avrei dovuto vederlo. Non parlo di risse con coltelli o cocci di bottiglia. Parlo di puro e semplice nervosismo. Niente. Ho assisitto a delle scene che a Milano avrebbero generato delle scenate tipo faide islamiche e che li niente di niente. Cioè macchine parcheggiate accazzo che impedivano l'accesso di autobus o il transito di un'ambulanza e nulla. La gente sorrideva, come potrebbero sorridere ad un festival hippy dopo uno scriteriato consumo di sostanze psicotrope. Anche questa cosa può sembrare scontata, eppure per un milanese non avvertire il nervosismo nell'aria è come mettere a tacere un organo di senso....come non sentire o non vedere, se rendo l'idea.


- Nel Caffé Roma i cani non possono entrare, ma i pappagalli si. Se ti chiami Hemingway, in particolare, il pappagallo te lo piazzano su un braccio, ci fanno un disegno e lo appicciacno sul muretto. Però per la mia modestissima opinione, ad uno come Hemingway è doveroso concedere di tutto. Non solo perché è uno che riesce a scrivere il close up della preparazione di una frittella creando ritmo e suspance come nessun altro, ma anche perché è stato per diversi anni il mio scrittore preferito.









- Federico Moccia è la prova che il Male esiste e che chi lo legge è un pirla. So che scrivere il nome di Moccia dopo quello di Hemingway trascende il concetto stesso di eresia, ma i lucchetti?



gli innamorati e i lucchetti, che cosa davvero romantica



mercoledì 24 aprile 2013

Hotline Miami e il cinema di Nicolas Winding Refn

Segue un post disarticolato la cui lettura può causare forte irritazione.
anche lui mi causa forte irritazione
Fine del disclaimer.


In qualche modo la violenza ha una sua estetica se confinata in determinati contesti.
Parlo di scene come De Niro che rompe la testa con una mazza da baseball ad un suo scagnozzo ne Gli Intoccabili o Audition di Takashi Miike (tutto), Martyrs, la scena dello sfasciacarrozze in KickAss.
E poi un giorno di un paio di anni or sono scopro un film che si chiama Valhalla Rising.
Film onirico, metafisico (parola usata accazzo ma ci sta), dove non succede nulla ma che è riuscito in qualche modo a piantarsi ben bene in quello spazio che sta tra la testa e lo stomaco.
Due scene trovo memorabili.
La prima quando One-Eye, il protagonista diciamo, sfonda il cranio di un avversario con cui sta combattendo usando una pietra. Perché è cruda e tremenda per quanto viene resa naturale.
La seconda quando i vichinghi parlano scandalizzati dal fatto che i cristiani (seguaci di Cristo) siano soliti cibarsi del loro dio. Una di quelle cose horror su cui non mi ero mai soffermato.
Wow.
Dopo aver visto questo film, ho cercato praticamente tutto quello che riguarda la filmografia di Nicolas Winding Refn.
Due in particolare, Bronson e Drive.
Bronson è l'emblema dell'estetica della violenza, ad esempio.
Bronson, interpretato da Tom Hardy (tra le altre cose uno degli attori più camaleontici che abbia mai visto) è un criminale dedito alla rissa e al pestaggio come forma di comunicazione e di espressione.
È una storia vera. Nel senso che è la versione da cinema di questo tizio qua. Un tizio che è stato considerato come l'uomo più pericoloso del Regno Unito. Uno spirito artistico, uno che mentre è in galera si spoglia, si ricopre di burro dalla testa ai piedi per rendersi scivoloso e poter fare a botte con le guardie carcerarie.
Totale
E poi Drive.
Film del 2011, Ryan Gosling in stato di grazia che si infila in un personaggio stracazzuto, gelido e letale. Un vendicatore di quelli che piacciono a me, di quelli che per amore sfasciano il mondo. Compresi loro stessi.

Ok, così capita che mi trovo a giocare a Hotline Miami. Che è un gioco indie con il miglior trailer di lancio dell'ultimo periodo. Oltre ad una colonna sonora spettacolare.

Il gioco inizia con un tizio che deve insegnarti ad ammazzare le persone.
Tutorial guy
Il protagonista del gioco, ambientato in una Miami a 8 bit sul finire degli anni '80, riceve telefonate sulla sua segreteria telefonica. Le telefonate lo invitano a presentarsi in determinati luoghi, indossando un "abbigliamento consono" per svolgere dei compiti ben precisi.
Il protagonista allora parte a bordo della sua DeLorean, indossa una maschera di gomma con le fattezze di un animale e irrompe in alcune abitazioni seminando la morte.
Il gioco è estremo, veloce, gameplay a ritmo serrato dove si trova anche un minimo di tattica e una storia totalmente inaspettata.
Colori acidissimi e atmosfere alla Lynch.
Il protagonista è uno psicotico, atarassico e metodico vendicatore.
Quelli che ammazza sono criminali, ed è stato scelto per un motivo preciso.
Man mano che si va avanti il tutto diventa sempre più surreale, delirante e crudele. Non lineare.
Hotline Miami ti attanaglia, se hai un certo tipo di sensibilità.

E succede che a gioco completato i ragazzi della Dennaton Games ringrazino proprio Nicolas Winding Refn.
Drive in particolare, per la sua estetica.
Perché la violenza è una forma di romanticismo.

giovedì 18 aprile 2013

Viaggiare nel tempo


Qualche giorno fa ho visto Looper.
Non malaccio, anche se alla fine ti senti preso in giro perché si fonda su qualche buco logico.
No, non il fatto che i viaggi nel tempo siano una realtà ma per il fatto che:
1 - i Looper sono dei killer della mafia, vivono in un'epoca di circa 30 anni prima che i viaggi nel tempo vengano inventati e resi illegali...e i mafiosi mandano le loro vittime nel passato, i Loopers li uccidono e i mafiosi non hanno il problema di sbarazzarsi del corpo. Ok, ma tipo mandarli indietro di, chessò, sei miliardi di anni non risolverebbe il problema senza i Loopers?
2 -  I Loopers chiudono il loop quando i mafiosi mandano indietro nel tempo il Looper vecchio che deve essere di fatto ucciso dal se stesso giovane che ha così la garanzia di vivere per altri trent'anni senza menate. A volte però il Looper non ha le palle di suicidarsi e quindi bisogna usare le maniere forti.
Ok, ma farlo fare ad un altro Looper?
3 -  Perchè non ammazzare il "problema" nel presente (dove il viaggio nel tempo è una tecnologia reale), ficcarlo nella macchina del tempo e rispedirlo nel passato? Le macchine possono spostare oggetti inanimati, dato che le vittime tornano nel passato sia con gli abiti che con la ricompensa per il Looper.
Ce ne sarebbero anche un altro paio di buchi di trama...anzi, di buchi di assunto.
Però amen si tratta di un film e oltretutto ci recita una delle meraviglie del mondo quindi amen.
In ogni caso, alla fine della visione, mi è ronzata in testa l'idea di scrivere qualcosa a riguardo e quindi eccomi qui a parlare dei viaggi nel tempo.

La domanda è, è possibile viaggiare nel tempo?
Parliamo di scienza o presunta tale.

Un giovane scienziato iraniano, tale Ali Razeghi, afferma di aver inventato la macchina del tempo ma di non aver ancora realizzato il prototipo per paura di un furto di idee da parte dei cinesi.
Un po' come Armani...
In realtà la macchina teorizzata da Razeghi non permetterbbe lo spostamento della massa nello spazio-tempo, ma solo (si fa per dire) di prevedere il futuro di un individuo attraverso un algoritmo basato sul calcolo delle probabilità. Di otto anni circa. Per certi versi simile sia alla psicostoria che aveva però dalla sua il forte vantaggio teorico di essere inapplicabile all'individuo ma applicabile solo all'intera società umana, basandosi appunto sui grandi numeri
Cioè, parafrasando l'invenzione di Razeghi peretterebbe di vedere cosa accadrebbe ad una persona da qui a 8 anni, con buona pace di secoli di dibattiti su cosucce come determinismo e libero arbitrio.
Ovviamente il giovane scienziato non ha pubblicato ne' reso noto alcunché riguardo la sua invenzione, ne' i metodi di funzionamento, quindi le mie sono solo congetture basate su una breve notizia.

Una leggenda vuole poi che esista una macchina del tempo custodita in Vaticano.
Il benedettino Pellegrino Ernetti in collaborazione con Enrico Fermi avrebbe creato negli anni '50 un oggetto in grado di vedere il passato rilevando delle tracce di energia rilasciate nel passato che la macchina è in grado di cogliere. Di nuovo mi viene in mente il paragone con Asimov. In particolare il racconto "Il Cronoscopio" e le sue agghiaccianti conseguenze.
Ah, il macchinario custodito in Vaticano si chiamerebbe cronovisore.

John Richard Gott , professore di astrofisica di Princeton (mica cazzi) teorizza poi che, data la natura "a grinze e avvallamenti" dello spazio-tempo, sarebbe possibile, attraverso la forza di gravità, creare dei tunnel simili ai celeberrimi wormhole per viaggiare non solo nel futuro (che per qualche motivo sembrerebbe essere più fattibile) ma addirittura nel passato. Il fatto è che bisognerebbe applicare una pressione gravitazionale piuttosto elevata in determinate pieghe dello spazio-tempo e quindi, ecco, potrebbero farlo solo delle civiltà piuttosto evolute, nell'ordine di società di Tipo 3 della scala di Kardasev.
Gott ha pubblicato un libro piuttosto interessante sull'argomento, Viaggiare nel Tempo.

Ultima segnalazione interessante riguarda la vicenda di John Titor, militare proveniente dal 2036 e rimandato indietro nel passato. La vicenda risale all'inizio del 2000 ed è riportata fedelmente da Wikipedia qui.
La cosa interessante è seguire lo scambio di opinioni tra Titor e i partecipanti del forum on line Time Travel Institute.
Il sedicente viaggiatore ha fornito tutta una serie di informazioni riguardanti presunti avvenimenti futuri quali Guerra del Golfo, morbo della mucca pazza. Altre previsioni non si sono avverate.


Tornando a bomba, quindi, è possibile viaggiare nel tempo?
Una risposta alla domanda ovviamente non c'è, quindi mi sposto sull'ambito delle opinioni.
Personalmente non credo sia possibile viaggiare nel tempo, ancor meno nel passato. Forse nel futuro, se continuiamo a pensare al tempo come ad una linea, si. Criostasi, velocità ipoluminale, addirittura wormhole sarebbero plausibili e più comprensibili. Invece il viaggio nel passato implicherebbe una serie di paradossi irrisolvibili con buona pace di teorici delle realtà parallele e delle censure cosmiche.
C'è da dire però che l'etimologia del termine paradosso significa "contro l'opinione comune".
Quindi rimango possibilista.



P.S.
Uno dei miei film preferiti, Twelve Monkeys, film di fantascienza di quella divinità in forma umana che risponde al nome di Terry Gilliam tratta di viaggi nel tempo in modo più solido e coerente di Looper (capito Bruce?), oltre a trattare in modo estremamente verosimile le conseguenze di un passato alternativo in seguito a continue modifiche dal futuro.
In realtà poi l'idea di base è tratta da un corto del 1962 chiamato La Jetee, visibile sul tubo e davvero evocativo.

lunedì 8 aprile 2013

In The Flesh - un qualcosa di zombesco davvero originale

Dato che l'ultima puntata della terza serie di The Walking Dead mi ha fatto schifo un po' deluso, ho subito avvertito la necessità di rimpiazzare il gusto di carne putrefatta lasciatomi in fondo alla gola con qualcosa di fresco ed originale.Però robe di zombie e originalità, nel 2013 non vanno davvero a braccetto.
Gli zombie sono una vacca munta fino all'esasperazione dall'industria dell'intrattenimento.
Fumetti, videogiochi, libri, film, telefilm hanno dato tutto il possibile e il top è ormai stato raggiunto in tutti i media, almeno credo.
Sia che l'origine sia chimica, biologica, radioattiva, sociale, magica, si va sempre a parare sui soliti canovacci. E la metafora (e la sua gemella cattiva, cioè la morale) è sempre dietro l'angolo.

Una ventata di novità sembrava essere data da Warm Bodies, non tanto per il fatto che lo zombie non è il vero mostro (già visto) ma quanto per l'ironia con cui si affrontano certe situazioni.
Ottimo il post di Mr. Giobblin a riguardo che a mio dire esaurisce l'argomento.
Però a dirla tutta anche Warm Bodies mi ha atto schifo un po' deluso.


Quindi cerca e ricerca, capita che mi imbatto in questo In the Flesh (traducibile con "in carne ed ossa" o "di persona"), a firma di Jonny Campbell, che affronta per certi versi le tematiche di Warm Bodies ma in maniera decisamente più cinica e a mio avviso intelligente.

Di cosa parliamo?






La serie di tre episodi è ambientata al termine di uno zombie outbreak durato circa 4 anni, dal giorno del risveglio nel 2009 fino al 2013.
Gli zombie non sono stati però sconfitti aprendogli un orifizio aggiuntivo nel cranio, bensì sono stati rieducati.
In termini medici, gli zombie vengono presi e bombardati di farmaci che servono a riattivare le connessioni sinaptiche per tornare ad essere, di fatto, le persone che erano prima di essere dei cadaveri antropofagi.
Quindi la non.morte è una malattia e in quanto tale può essere curata.
In particolare si seguono le vicende di Kieren Walker (???) e il suo rientro in società.
Kieren viene da un villaggio del nord dell'Inghilterra che di fatto si è dovuto difendere da solo dalle aggressioni dei morti viventi, creando gruppi di volontari stracazzuti che non vogliono assolutamente il reintegro dei morti in società.
Tra cui la sorella di Kieran.
E le famiglie che si ritrovano ad accogliere gli affetti da sindrome di morte parziale       (PDS in originale) si vedranno costrette a nascondere i loro cari dai gruppi di vigilantes spinti dall'odio.
In the Flesh non è ironico, anche se si ride a denti stretti, ogni tanto.
E' una serie drammatica con dei presupposti horror.

L'idea di base era decisamente rischiosa. La possibilità di fare un tonfo tremendo alta.
Eppure non è stato così. In the Flesh funziona e alla grande.
L'idea che davvero funziona è il reintegro dei malati di PDS in un villaggio isolato, autarchico, che è sopravvissuto solo grazie ai suoi sforzi piuttosto che in una grande città. Il che ha ricreato nella guerra un'elite di protettori ormai inutili ma che continuano a esistere spinti dalla sicurezza che la cura governativa sia fasulla. Che i morti, i demoni, torneranno a mordere. Ma soprattutto che la loro comunità è sopravvissuta esclusivamente grazie a loro.
Il ribaltamento dei ruoli, già visto in millemilioni di film sul genere, è qui affrontato in maniera più coerente e azzeccata. I morti facevano quello che facevano perché non sufficientemente evoluti.

Molte le metafore con la società moderna e contro i rischi del fondamentalismo in quella che si rivela essere la più originale produzione zombesca dell'ultimo periodo.

Da vedere assolutamente.

giovedì 4 aprile 2013

Shinsekai Yori (From the New World)



Dalla visione di Akira in tenera età, sono rimasto affascinato dalle opere riguardanti i poteri mentali del tipo esplosioni di cose e persone.
Akira, Scanners, Push, ma anche fumetti tipo Domu sempre di Otomo, oppure giochi tipo PSI Ops o SecondSight etc etc.
Di fatto quello che mi affascina è la rappresentazione violenta, il gusto dello splatter e l'esagerazione.
Gente che usa la psicocinesi per far esplodere persone, palazzi, carri armati, generare il fuoco nucleare e tutte queste belle cose mi hanno sempre affascinato.
Perché? Non saprei...il fascino lo si subisce, mica lo si spiega.

Capita allora che cerco qualcosa di nuovo del tipo gente con poteri mentali che fa cose brutte a gente che non ne ha.
Cerca cerca, e mi imbatto in questo anime tratto da una novel diYusuke Kishi, autore a me sconosciuto ma che in Giappone pare abbia un certo seguito.
La novel in inglese non sembra esistere e il giapponese non lo conosco, quindi mi resta solo di ripiegare sull'anime.


Di cosa parla?
Il primo episodio si apre con delle scene piuttosto violente dove delle persone fanno esplodere altre persone con la semplice forza dello sguardo. Teste che deflagrano, corpi sfracellati.
Cominciamo bene. Molto bene, direi.
La scena però poi si sposta di 1000 anni nel futuro.
E il Giappone del futuro è un'utopia ecologista alla Miyazaki, niente macchine, niente inquinamento e tutti si amano e convivono e si amano e sono felici e si amano.
E il tutto diventa improvvisamente uno shōnen ad ambientazione scolastica.
Infatti i protagonisti della serie sono 5 ragazzi di circa 12 anni vivono in un villaggio ecologicamente sostenibile nel quale tutti dotati di una capacità particolare chiamata Cantus, una forma estremamente potente di psicocinesi.
La psicocinesi è la forma suprema del potere, in qualche modo interpretabile sia come potere che maledizione degli dei. Nessuno può usare la psicocinesi su altre persone al punto che anche solo il concetto di omicidio è qualcosa di (geneticamente e biologicamente) proibito e inconcepibile.
I protagonisti della serie si troveranno ad indagare sia sul passato della loro terra che a dover gettare le luci sul presente di un mondo superficialmente perfetto ma pieno di contraddizioni e terribilmente a rischio.

Questo anime è stata una bella sorpresa.
Chi direbbe mai che questi giovani potrebbero
mettere a ferro e fuoco un'intera nazione?
Cercavo qualcosa di estremamente violento e mi sono trovato a guardare un'opera complessa, a molti livelli di lettura e, esclusione fatta per i primi episodi, con un livello di splatterosità abbastanza ridimensionato.
Anche a narrazione sceglie la non linearità, ci sono diversi colpi di scena (un paio davvero sorprendenti a mio avviso, verso il finale della serie) e diversi sbalzi temporali durante i quali si assiste ad un'evoluzione verosimile dei personaggi che passano dalla criticità pre-adolescenziale alla maturità anagrafica, passando per percorsi tortuosi dove oltre alla crescita vengono coinvolte tematiche quali l'educazione e la rieducazione.

In particolare però è il concetto del Cantus merita un approfondimento.
È questa infatti una forma di psicocinesi addomesticata sia con l'ingegneria genetica che con  un'attenta forma di meditazione. Numerosi i rimandi alla filosofia Buddhista e Shintoista.
E numerose sono anche le domande che i personaggi si pongono su quale che possa essere l'origine del Cantus stesso e da cosa è alimentato. Cosa influenza e perché viene di fatto chiamato il potere degli dei.
Cosa può creare un potere divino a livello di subconscio se non attentamente e meticolosamente imbrigliato.

La durata è assolutamente gestibile, trattandosi di 25 episodi di circa 20 minuti ciascuno.
Scritto da Masashi Sogo (Bleach, Gantz, Fairy Tail), che in questo caso firma un'opera per un pubblico di ampie vedute.

martedì 2 aprile 2013

RACCOGLIERE LA SFIDA - LIEBSTER BLOG AWARD



Il Moro mi invita ad un meraviglioso gioco a premi.
E a mia volta devo rendere ad altri il favore.
In cosa consiste?
Rispondere ad una sfilza di undici domande formulate da chi vi ha invitato, scrivere undici cose che mi riguardano, formulare altre undici domande ed invitare altri undici blogger a fare altrettanto.
Ah, i blogger invitati devono avere meno di 200 seguaci.




Comincio con le mie undici domande:

1) Cosa pensi dei vegani?
2) Hai mai ucciso qualcuno?
3) Se potessi cambiare una scelta del tuo passato, quale sarebbe?
4) Collegata alla domanda 3, perché?
5) Puoi diventare invisibile per 24 ore, cosa faresti?
6) Ti svegli e hai per 24 ore i poteri di Superman (o di  Sentry, o del Plutoniano ma con meno turbe, o del Dr. Manhattan); cosa faresti?
7) Il libro che vorresti avere scritto
8) Qual'era la tua materia preferita a scuola?
9) Qual'era il nome di tua madre da nubile (o qualsiasi risposta alla domanda segreta in caso di smarrimento della password dell'email)?
10) Cos'è la cosa che credi ti riesca meglio?
11) E quella per la quale sei davvero negato/a?

Riguardo alle undici cose che mi riguardano, ecco, direi:
videogames, cinema, libri, musica, boxe, filosofia, paternità, sushi, cucinare, fumetti, giocare di ruolo.

Ecco, domande formulate e anche la stringa di quello che sono, adesso proviamo a dare delle risposte alle 11 domande del Moro:

1) Qual è l'ultimo libro che hai letto? E il primo di cui tu abbia memoria?
Some we love some we hate some we eat di Hal Herzog, il primo Il canto di Acchiappacoda di Tad Williams
2) Stessa cosa per i fumetti.
The legend of Luther Strode, il primo probabilmente un qualche Topolino
3) La domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto? La risposta la so già, mi serve la domanda!
mmm...6 per 7?
4) Il tuo chitarrista preferito?
Il compianto Dimebag Darrell
5)Non pensi che al mondo esistano occupazioni migliori che rispondere a malefici meme?
Si ma tanto a lavoro non ho altro da fare
6) qual è il tuo oggetto preferito? (domanda strana e insidiosa... soprattutto per le donne!)
Il mio ebook reader
7) Ti sei mai conciato/a i capelli in una maniera assurda? come? Quando? Perché?
Si, a 17 anni li colorai di verde
8) Mi dica tre suoi pregi e tre difetti (non so voi, ma a me l'hanno fatta più di una volta in fase di colloquio...)
sono testardo, sono alto, sono italiano (valgono sia come pregi che difetti, in base al contesto)
9) Mi date il vostro numero di carta di credito, in tranquillità e sicurezza?
dipende da quello che vendi
10) Dimostrate di avere intelligenza e calcolate il numero della bestia, sapendo che rappresenta un nome d'uomo, e tale cifra è seicentosessantasei.
si chiama Silvio e vive.
11) Nonostante tutto questo, mi volete ancora bene?
diciamo che ti stimo.

I blogger che invito, e che avranno già probabilmente ricevuto tale onore:
Angolo di Gluttony
Caponata Meccanica
Gelo Stellato
Pariah
Un po' nonna papera...
Le maratone di un bradipo cinefilo
Argonauta Xeno
Lo Spigolatore
Giorgioblog
AlessandroDelRosso
Coltivazioni Artistiche