martedì 29 maggio 2012

Terremoto in Val Padana

Post velocissimo per esprimere la sensazione di cacamento addosso appena provata.
Ore 9.05 sento la scrivania tremare (sono a lavoro, sigh).
E trema per qualche secondo.
Vedo i colleghi che sbiancano. Una si alza, un altro chiede "l'avete sentito?"
Alcuni vanno verso la porta, verso le vie di fuga.
Il mio capo, un po rintronato, rimane seduto a guardarsi intorno.
Esco nel corridoio e i primi sorci a mollare la nave sono i super capi, quelli del "dai, stringete i denti, dai dobbiamo fare di più".
La sindrome di Schettino?
Dopo qualche minuto la situazione si calma e visito il sito dell'Ansa. non raggiungibile









ma la Val Padana non era antisismica?

venerdì 25 maggio 2012

Fading of the Cries - urban fantasy action splatter


Ogni tanto, anzi piuttosto spesso, mi capita di vedere dei film che mi lasciano un senso di smarrimento durante i titoli di coda.
Un senso di confusione, come se non riuscissi appieno a focalizzare se il film che ancora indugia sullo schermo mi abbia letteralmente fatto cagare o mi sia, tutto sommato, piaciuto.

Devo ammettere che il libro a volte lo fa la copertina, mi sono avvicinato a Fading of the Cries principalmente per il titolo. Mi piaceva, suonava originale. Sembrava un titolo da videogame. In effetti qualcosa, anzi, qualcosona del videogame questo film ce l'ha.

Ma di cosa parla il film?
Michael è uno scrittore in crisi dopo la morte della moglie e della figlia che si trasferisce in un non precisato villaggio, in una grande magione da tempo disabitata, vicino alla sorella.
Di colpo la scena si sposta avanti di 14 anni, dove la nipote di Michael, Sarah, trova un amuleto lasciatole dallo zio. Appena esce di casa e si incontra con una sua amica, le due vengono attaccate da degli zombie privi di occhi ma molto veloci. L'amica muore, mentre Sarah viene salvata da un misterioso giovane vestito e acconciato come Brandon Lee ne Il Corvo e armato di katana.
Di nuovo la scena si sposta nel passato. Michael scopre che la magione, in tutto e per tutto simile alla villa di Resident Evil, era la dimora di un potente stregone morto da diverso tempo che ha lasciato nella casa diversi manoscritti legati alle Arti Nere (necromanzia, demonologia, avvelenamenti, etc). Michael tralascia il libro per approfondire la conoscenza della magia....

I punti brutti:
Primo: gli effetti speciali in CG fanno pena, il sangue scorre a fiumi ma sembra messo in post produzione usando Paint© di Windows©.
Secondo: la recitazione è davvero scarsa. Se escludiamo Brad Dourif (Grima nel Signore degli Anelli e soprattutto il Mentat degli Harkonnen in Dune di David Lynch) il resto della truppa è davvero inadeguato.
Terzo: le coreografie di combattimento sono estremamente ripetitive e i personaggi sono abbastanza piattini (figlia ribelle, stregone malvagio, madre chenoncapiscelafigliaribelleeamadipiùl'altra, scrittore in crisi).

Ma.
Ma.
Ma il film ha anche dei punti belli:
Primo: gli zombie, se vogliamo chiamarli così, non sono affatto male e un pochetto di inquietudine la mettono. Premetto di non essere un amante degli zombie veloci, ma questi hanno un loro perché.
Ok, ok, di fatto si tratta di gente normale caduta sotto una maledizione che li ha resi dei mostri, quindi non dovrei chiamarli zombie. Ancora meglio, sono infetti non morti maledetti.
E poi sono ciechi (al posto degli occhi hanno dei buchi sanguinanti), il che mi angoscia.
uno dei tre Demoni
Secondo: i tre demoni al servizio dello stregone, specialmente la femmina, sono fatti bene. Ok, uno di loro sembra un po' un Predator. Però la femmina fa paura.
Terzo: alcune location sono carine, tipo i le gallerie sotto la chiesa.
Quarto: il coraggio di mettere insieme diversi generi. Si tratta di un urban fantasy con componenti action, splatter ma con una narrazione che si sposta di continuo tra presente e passato. La struttura di fondo è da videogame (un JRPG o un action alla Devil May Cry,).
Quinto: l'idea di uno scrittore in crisi creativa che trova il libro del negromante non sarà originalissima, però ricordandomi tre quarti delle short stories di Lovecraft in fondo in fondo non potevo che apprezzare.
Sesto: il finale meno scontato di quello che credevopoi mi hanno spinto a scrivere la mia.

Ci sono tre punti brutti contro sei belli ma ho deciso che me ne fotto altamente del bilancio.
Speravo che questa segnalazione potesse servire a schiarirmi le idee, invece rimango con lo stesso dubbio con cui ho aperto il post:
Fading of the Cries mi è piaciuto oppure no?

martedì 22 maggio 2012

Wakewood, The Last Exorcism e Kill List - tre finali nelle fiamme

Tre filmozzi tre che ho visto nell'ultimo periodo e che mi sento di segnalare.
Non parlo di tre capolavori, però sicuramente dei prodotti interessanti.
Sono diciamo tutti e tre dell'orrore, se proprio dobbiamo parlare di un genere e tutti e tre hanno un finale simile.
Non darò voti perché è una cosa che mi sta sul cazzo ma procederò con ordine da quello che mi è piaciuto di più a quello che mi è piaciuto di meno.
 
Kill List - Jay è un ex militare che fatica ad arrivare a fine mese. Gal è il suo commilitone e migliore amico. Gal coinvolge Jay in un lavoro che sembra essere abbastanza semplice, ammazzare tre persone.
Essendo ex militari sanno come accoppare le persone ma Jay sembra avere qualcosa da nascondere, forse persino a se stesso.
Il film è lento, ma di quella lentezza non pesante. Parte piano e quando meno te lo aspetti arrivano dosi di violenza davvero disturbante, elementi soprannaturali ed un protagonista indimenticabile.
Finale abbastanza aperto che non si rifugia (meno male cazzo) nello spiegone ma forse qualche elemento in più non sarebbe stato male.






The Last Exorcism - il reverendo Marcus è un predicatore di quelli che fanno raggiungere l'estasi mistica ai propri fedeli. parlantina, carisma, proprietà di linguaggio e furore. In realtà potrebbe benissimo fare il tele venditore. È uno che in fondo disprezza i suoi fedeli, disprezza il fanatismo e disprezza il suo lavoro. Perché è un esorcista che non crede nel diavolo e pratica gli esorcismi impiegando trucchi ed espedienti (microfoni, soluzioni chimiche etc).
 Girato come un mockumentary, il film registra le imprese dell'ultimo esorcismo del reverendo in una Louisiana post Katrina per esorcizzare la figlia di un contadino. Si troverà di fronte ad una storia ben diversa dal solito.






Wakewood -Patrick è un veterinario animalista, Louise è la sua bella moglie farmacista e Alice è la loro dolce bambina che il giorno del suo nono compleanno viene sgozzata da un cane selvatico che Patrick teneva chiuso in una gabbia e stava cercando di curare.
I due per superare il trauma si trasferiscono a Wakewood, piccolo paesino sperduto nel mezzo delle colline Irlandesi.
Gli abitanti di Wakewood sono dediti ad un culto antico che permette ai morti da meno di un anno di tornare in vita per tre giorni in modo che i loro cari possano salutarli come si deve.
Patrick e louise accettano di sottoporsi al rito, ma saranno in grado di rivivere la felicità per affrontare di nuovo una terribile separazione?

Devo dire che tutti i tre film mi sono abbastanza piaciuti e tutti e tre sono carichi di scene piuttosto crude e violente. Per tutti c'è un colpo di scena finale più o meno prevedibile ed un elemento soprannaturale, come dire, pervasivo. Qualche cambio di prospettiva. A lot of blood.
In oltre nelle scene finali di tutti i tre film (NON È UNO SPOILER) siamo in un bosco e ci sono delle fiamme, il che funziona sempre. perché diciamoci sinceramente che fiamme e boschi stanno bene insieme (solo al cinema, sia chiaro, personalmente i piromani li brucerei).

lunedì 21 maggio 2012

Inhumanoids - il ritorno dei titani

Avrò avuto qualcosa come 6 o 7 anni la prima volta che ho visto Il Ritorno dei Titani, cartone animato che mi sembra fosse trasmesso dalla Rai .
Anche se ero molto piccolo avevo identificato due grandi passioni; i dinosauri e la mitologia (greca) in particolare. La mitologia è rimasta ma all'epoca erano i dinosauri a dominare.

Fatto sta che un pomeriggio cazzeggiando in televisione, tra junior tv, bim bum bam e altro, incappo in un cartone animato dove un dinosauro con la testa scheletrica sta trasformando in zombie dei soldati.
Lo fa urlando qualcosa come "DE-COM-PO-SI-ZIONEEEEEeeeee".
Sono riuscito a segure quel cartone per pochissime puntate, poi scomparve dal palinsento tv e io lo dimenticai presto.
Ho passato alcuni anni della mia vita pensando che forse il cartone lo avevo solo immaginato.
I tre demoni, da sinistra Decompose, Metlar e Tendil

Nessuno dei miei amici (e parlo di gente che durante l'infanzia si faceva flebo di tv) se ne ricordava.
Non riuscivo a trovare nulla di niente.
Nessun riferimento, nessun paragone.
Ho fatto qualche ricerca in internet, ovviamente.

All'inizio piuttosto infruttuosa, fino a che mi sono imbattuto in un forum dove un tizio si ricordava esattamente del dinosauro zombificatore e di altri due demoni che venivano affrontati dalle forze di difesa terrestri (americane).
Un altro tizio del forum rispondeva che il nome del cartone animato è Inhumanoids.
Non so chi fosse ma gli auguro felicità e fortuna.
Ora, parlare di questo cartone animato, a millenni di distanza dalla prima volta che lo vidi e a più di un lustro da quando scoprii come si chiamava mi serve a mettere a fuoco giusto giusto una cosa.

Inhumanoids parla di tre demoni che vengono accidentalmente risvegliati nelle viscere del pianeta terra e degli sforzi che le forze armate americane mettono in atto per sconfiggerle.
Tendril
I demoni o alieni o quello che è sono chiaramente di ispirazione Lovecraftiana, uno sembra proprio Cthulhu (il cui nome è Tendril) e sono davvero davvero cattivi.

In realtà la Wiki da una bella overview del cartone e mi sembrerebbe ridondante parlarne in termini di trama e cazzi e mazzi.
Però...però...nei miei ricordi Il Ritorno dei Titani ha un posto speciale, proprio perché per un lungo periodo avevo la sensazione (non la certezza) di essere l'unico ad averlo visto. Forse ad averlo letteralmente inventato.

Rivederlo dopo anni, sul tubo o altrove però mi ha fatto pensare a quanto la memoria tenda a riassestarsi in base all'età; intendo dire che mi ricordavo un disegno fluido, una resa emotiva e tematica enorme e dei mostri che facevano davvero paura. Di fatto con il senno di poi e soprattutto con i gusti di poi il cartone è una grande delusione. Mi ricordavo l'immenso e mi trovo, bhe, poco.
In realtà riempivo le lacune con la fantasia. O avevo bisogno di meno stimoli. O semplicemente le necessità estetiche sono in continua evoluzione.

lunedì 14 maggio 2012

Coriolanus - 2011

Coriolano è una tragedia di Shakespeare tra le meno conosciute e come tutta la mappazza di tragedie scritta dal grande William, gronda sanguE, vendetta e morte.
Coriolano è il nome che il Senato di Roma assegna al generale Caio Marzio dopo una vittoria contro i Volsci di Tullio Aufidio, acerrimo nemico. I due si odiano come solo due personaggi di una tragedia di Shakespeare possono odiarsi.
Caio Marzio è un uomo duro, spietato, ligio al dovere e odia il popolino, ne odia la debolezza e la fragilità ("la guerra vi rende spaventati e la pace spavaldi").
Purtroppo ha bisogno dell'appoggio del popolo per poter diventare console e per farlo deve mostrare le ferite che si è procurato servendo la Repubblica. L'orgoglio e l'odio però sono schiaccianti e Caio Marzio non riesce a scendere a compromessi.
Accusato di tradimento per voler instaurare la tirannia, verrà esiliato.
In cerca di vendetta, entrà nelle fila dell'odiato Tullio Aufidio con lo scopo di tornare a Roma e schiacciarla.
A livello di cronaca, siamo dalle parti del 5 secolo avanti Cristo.

Ora, Ralps Fiennes ha fatto un film sulla tragedia intitolato Coriolanus e mi è capitato di vederla ieri senza essermi mai visto un trailer ne nulla ne niente.
E succede che Roma non è la Roma di 2500 anni fa. Il film è ambientato nel 2010 o giù di li, ambienti devastati da lunghe guerre, carri armati, mortai, elicotteri.
I senatori parlano in televisione.
L'approvazione del popolo si cerca nei talk show.
Le battaglie si svolgono in ambienti urbani a colpi di granate e fucili.


All'impatto ho pensato immediatamente a Romanitas di Sophia McDougall ma mi sbagliavo.
Romanitas è un romanzo ucronico, Roma non è mai caduta e nel 2000 impera ancora mentre Coriolanus è letteralmente la tragedia di Shakespeare dove ad essere cambiata è solo l'ambientazione, soltanto quella.

I personaggi mantengono i dialoghi originali così come concepiti e scritti da Shakespeare, il che a volte rende un po' strana la resa su schermo (i cittadini che si recano al granaio, i generali che parlano di spade mentre imbracciano un M16 e così via) ma nel complesso è un bel contrasto.

Ralph Fiennes interpreta Caio Marzio; ho fatto fatica a riconoscerlo, rasato sbarbato e glaciale, mentre Gerald Butler veste i panni un po' in ombra di Tullio che a conti fatti è un personaggio in ombra.
Mi inginocchio davanti alla prestazione di Vanessa Redgrave, qui nelle vesti di Volumnia, la granitica madre del generale.
Il film scivola via in 2 ore, è stato girato in Serbia e gioca paurosamente sul contrasto antico/moderno.
Superfluo dire che i grandi scrittori riescono a trattare temi senza tempo. Riescono a parlare di cose che tutt'oggi ci interessano da vicino. La crisi economica, la guerra, il colpo di mano, la politica populista.
Il dubbio è, era Shakespeare davvero avanti o il mondo non si è poi così evoluto?

giovedì 10 maggio 2012

Thor and Loki: Blood Brothers

Ieri sera sono andato a vedere The Avengers.
Il film è figherrimo, intenso, dialoghi spettacolari, effetti speciali che te li spiego e una caratterizzazione di tutti i personaggi in un modo magistrale, considerati i circa 140 minuti di film. In relativamente poco tempo tutti i prota/anta(gonisti) escono bene bene bene.
Joss Whedon che qui veste i panni di regista, soggettista e sceneggiatore è davvero un figo. L'ho amato in Firefly e in Serenity e mi fermo qui perchè ho sempre e profondamente odiato Buffy.
MA non è di The Avengers che voglio parlare, bensì di una graphic novel uscita circa un anno fa che ieri a forza o a ragione mi è tornata in mente: Thor and Loky Blood Brothers.
Dico a forza o a ragione per una frase che sia Nick Fury che Tony Stark rivolgono a Loki. In pratica gli dicono, anzi affermano che lui (Loki) non può vincere perché è nella sua natura.
La sua natura è essere sconfitto.
Andiamo con ordine.
T&LBB è un fumetto in movimento (motion comic ci dice wikipedia) in quattro parti direttamente tratto dalla miniserie Loki di Robert Rodi. Di fatto è molto molto molto simile alla miniserie, caratterizzato da immagini statiche, stile sfumato e grandi approfondimenti sulla mitologia norrena marveliana.
Loki siede sul trono di Asgard, ha sconfitto suo fratello Thor che già all'inizio del primo episodio giace sconfitto, in catene mentre viene trascinato in prigione.
Loki ha intrappolato tutti gli Aesir principali, Baldr, Sif, Odino.
Loki è sceso a patti con Hel.
Loki ha intessuto inganni (ma va?) e raccolto alleati che ora reclamano la ricompensa.
Loki ha vinto.
Quindi iniziamo dalla fine, o meglio, da quando il dio dell'Inganno ha già corrotto, spodestato, ingannato e quindi conquistato il trono di Asgard.
Gli manca una piccola cosa da fare, pagare pegno ad Hel regina degli inferi che brama qualcosa che persino il dio dell'Inganno fatica ad accettare.
Loki fa visita nelle prigioni del palazzo di Odino, dove, nel confronto coi prigionieri vengono svelati i retroscena della sua salita al potere. L'inganno con Baldr, i capelli di Sif, la sconfitta di Odino.

Di fatto Thor and Loki è un titolo fuorviante. Thor c'è poco, qui si parla di un dio ingannatore e ingannato. Loki, complesso, perfido, furbo ma anche vittima, diverso. Reso malvagio. Reso cattivo.Non è il figlio di Odino. Schernito per la sua deformità, la sua diversità la sua estraneità.
La domanda è stata proposta diverse volte in diversi contesti: è la nostra natura a renderci buoni o cattivi o l'ambiente, il contesto? Siamo frutto della nostra natura o della nostra cultura?
Pur con tutte le cautele con cui maneggiare concetti come buono e cattivo, ci troviamo davanti alla domanda che tormenta il dio. Di fatto Loki è un dio, non un uomo e non sembra poter cambiare il suo destino. Loki rappresenta qualcosa e cambiare significherebbe non rappresentare più se stessi, quindi cessare di esistere.

Uno degli Aesir dirà a Loki che ha visitato molti universi, molti mondi. E in ogni mondo ha visto un Loki un po' diverso, a volte più giovane, a volte più vecchio, a volte era una donna. In ogni dove però, in ogni mondo, Loki, alla fine veniva sconfitto, perché questa è la sua natura.
Questa rivelazione è colta con scherno all'inizio ma colpisce il dio nel profondo.
Ci sarà spazio per redimersi e cambiare il proprio destino?
La visione di questa miniserie dai profondi risvolti esistenziali darà le risposte.

lunedì 7 maggio 2012

The strange talent of Luther Strode

Parlare di cose splatter mi ha fatto venire alla mente un ottimo comic da poco conclusosi intitolato, guarda un po', The strange talent of Luther Strode.
Sceneggiatore è tale Justin Jordan del quale sia su multiversitycomics che su comicvine ho trovato poco e niente. Alle matite, invece, troviamo Tradd Moore del quale non posso che elogiare la tecnica unita ad uno stile molto personale.


Serie edita in sei numeri tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, mi ha ricordato per molti, molti, moltissimi versi il pluri premiato ed osannato Kick-Ass.
La storia di base è questa: il giovane Luther, ragazzo americano dalla fisicità quasi assente inserito nel classico ambiente high school tutto cheerleaders e testosterone si trova, un giorno, a vedersi recapitare a casa un libro chiamato The Hercules method che insegna a sviluppare le potenzialità del proprio corpo.
Luther inizia così a seguire gli esercizi riportati sul libro, scoprendo che portano a risultati estremamente efficaci. E così in brevissimo tempo Luther realizza di poter fare cose ben oltre i limiti umani.
Supportato dal suo fedele amico Pete decide di diventare (non indovinerete mai) un vigilante mascherato.

Ok, la storia non è originalissima, direi proprio per niente, ma a mio avviso il fumetto merita. E merita perchè inscena una violenza che raramente ho visto in produzioni occidentali.
Tant'è che le primissime pagine di questo fumetto non iniziano con la trovata di cui sopra, ma con un Luther già al pieno delle forze in una stanza imbrattata dal sangue e dai resti sfracellati di alcuni sgherri che si sono trovati, loro malgrado, sulla sua strada.

Le scene gore sono numerose, estreme, al limite dell'ironico e tutto sommato divertenti.
Quello che però credo che il fumetto faccia in modo davvero esplicito sia mettere a nudo un elemento a volte eccessivamente (auto)censurato: se un individuo dotato di chiamiamoli superpoteri può fermare un treno in corsa, sfondare un muro a pugni o muoversi alla velocità del suono, cosa succederebbe se decidesse, davvero, di mettere le mani addosso ad un comune essere umano?
La risposta è semplice ma raramente è stata data così esplicitamente come il questa breve serie. Certo, qualcuno potrebbe contestare parlando di Black Summer e No Hero di Warren. A ragione. Questo è però un fumetto di esordio e il rischio di vedersi relegati a nicchia di genere è molto alto.

A somme fatte ci troviamo di fronte ad un prodotto molto buono, dove l'elemento scenico la fa da padrone e quindi la maggior parte del merito va alle particolareggiate tavole di Tradd Moore.
Comunque la storia è molto meno scontata di quanto i presupposti lascino supporre. In oltre i personaggi sono decisamente interessanti, essendo in tutto e per tutto un ribaltamento degli stereotipi alla Peter Parker.
I dialoghi risultano verosimili a quelli che potrebbe fare un vero e proprio teenager, non tanto quelli che uno sceneggiatore quarantenne immagina che siano i dialoghi di un teenager (ma quanti anni avrà questo Jordan?).

Colorist in stato di grazia è tale Felipe Sobriero, che mi sento in vena di segnalare anche perchè ne parlano davvero in pochi dei colorist.
E anche degli inchiostratori ma Kevin Smith ha già detto tutto a riguardo.

sabato 5 maggio 2012

Supereroi splatter - l'arte di Arian Noveir




Nonostante il titolo possa sembrare fuorviante, non si parla di sangue, budella e cervelli spiaccicati da supereroi, bensì dell'opera di un artista francese che ho scoperto per caso, girovagando nel web.

Senza entrare nel dettaglio sociologico o critico (non per altro ma non ne sarei capace) ho trovato i disegni decisamente interessanti. Penso siano stati fatti con Photoshop, dato che il suo è un percorso da graphic designer ma non ci giurerei.

Adoro i fumetti. Specialmente i comics americani relativi ai vari supereroi. Credo che i supereroi siano per gli americani quello che gli dei erano per i greci o gli scandinavi. Non nel senso di radunare le comunità attorno ad un culto, quello ormai non è più necessario.
Intendo più per le possibilità di lettura, profondità e interpretazione.  Chi ha letto capolavori come Kingdom Come o Marvels di Busiek/Ross sa di cosa sto parlando.
Ovviamente anche per ispirazione.
Guardando i disegni di Arian ho subito pensato a delle pitture rupestri un po' sofisticate, un omaggio a delle divinità che solcano i cieli.
Questo è il link ufficiale del sito di Arian.
Segue una gallery supereroistica
Enjoy!

















venerdì 4 maggio 2012

Yesterday - noir in cel shading



Diciamo che il gioco parte in sordina.
Un ragazzo con occhiali e capelli rossi, magro e dall'aspetto really nerd si avventura nei sotterranei della metropolitana di New York, in una stazione abbandonata.
Henry White, uno dei tre personaggi giocabili
Questo giovane, di nome Henry, fa parte di un'associazione direi onlus che aiuta gli hobos (vagabondi). Offre loro cibo, vestiti, eventualmente un rifugio. Perchè pare che a New York ci sia un tizio che i vagabondi li uccide, il che rende la missione di Henry tutt'altro che priva di pericoli.


Il gioco ingolosisce la curiosità con a tre fondamentali interrogativi:
Chi è il misterioso assassino che brucia le sue vittime, dei poveri vagabondi?
Perchè di punto in bianco comincia a marchiarle con una cicatrice a forma di Y?
Chi è John Yesterday, individuo senza memoria e (forse) senza passato marchiato dallo stesso simbolo?
il marchio misterioso

Dicevo che parte in sordina perchè la grafica è in puro cel shading, per dirla da profano fa sembrare i personaggi disegnati in stile Cattivissimo Me. E parte in sordina perchè i personaggi sono estremamente caricati di attributi fisici che sottolineano la personalità.Molto Pixar insomma.

Soprattutto però Yesterday è un gioco che punta sul contrasto. Supportato da uno stile cartoonesco che spiazza all'inizio ma calza alla perfezione dopo poco, ci troviamo di fronte ad una storia rabbiosa e violenta, dove temi quali ossessioni, torture e morte sono intervallate da situazioni grottesche e ironiche.

Il claustrofobico vagone abbandonato
Ad un primo impatto l'estetica del gioco sembra rivolta ad un pubblico piuttosto giovane, le tematiche però sono estremamente crude. I dialoghi cinici. Si passa da una situazione di vaga inquietudine a secchiate gelide di violenza transitando per situazioni di pura ironia.
Menzione speciale per le scenografie: prospettive estreme, colori acidi e ambienti claustrofobici.

Ci sono tre personaggi giocabili, Henry il giovane filantropo; il suo migliore amico Samuel Cooper e il misterioso John Yesterday.
Ci sono poi i personaggi non giocanti, dall'esilarante albergatore erotomane al disperato hobo amico di Choke passando per il maestro orientale che fa il verso a Dhalsim alla coppia di turisti (s)divorziati.

Yesterday è un gioco punta e clicca, di quelli che ai gamers di vecchia data come il sottoscritto piacciono ancora perchè ricordano tempi passati. In ogni caso l'interfaccia è decisamente intuitiva e i suggerimenti temporizzati rendono fluida la giocabilità anche per chi non apprezza questo tipo di giochi.
Dura 4/5 ore e apre a diversi finali.

Come accennavo, però, il tema fondamentale è il contrasto, sia nella forma che nella sostanza.
Vi aspettano colpi di scena, una narrazione non lineare e molti, moltissimi segreti.
Lo sforzo di Pendulo Studios, software house spagnola famosa per Hollywood Monsters e la serie Runaway, sforna un gioiellino horror tutto colorato, dove si parla di satanismo, ideali infranti e ossessioni imperative.

giovedì 3 maggio 2012

La grande saga del Capitano Shepard

Shepard, per i pochi che non lo sapessero, è il personaggio principale di una saga fantascientifica chiamata Mass Effect.
Di fatto questo post è rivolto a chi come me ha completato ed amato questo capolavoro dell'intrattenimento.
Siamo dalle parti di un prodotto che fonde in modo perfetto cinema, letteratura e videogames. E di altissimo livello
Ho da pochi giorni finito il terzo e ultimo capitolo della saga iniziata nel lontano 2007 e sono rimasto con una sensazione di disagio. Come se un caro amico partisse per sempre.
Ho letto in vari punti della rete che il finale di Mass Effect è piaciuto a pochi. So che esiste un gruppo, mi sembra su Facebook, per convincere Bioware a cambiare il finale. E forse Bioware accetterà di farlo. Forse.
Spero sinceramente di no.
A prescindere da tutti questi interessi marginali (personalmente non sono un fan del lieto fine) credo che Mass Effect abbia raggiunto, nello svolgersi dei tre capitoli principali, dai quali escludo i vari DLC, dei livelli eccellenti in termini di gioco di ruolo.
La caratteristica principale della serie riguarda le decisioni: scelte fatte nel gioco del 2007 hanno conseguenze nei due capitoli successivi. Personaggi con cui si hanno avuto rapporti di amicizia, amore o conflitto modificheranno il loro comportamento negli sviluppi successivi. In pratica Mass Effect è un unico immenso videogame lungo un lustro.
Trovandomi a finirlo pochi giorni fa, mi sono fermato a pensare al fatto che certi percorsi che stavo seguendo erano il risultato di scelte fatte da me cinque anni prima. In fondo non molto diverso da quella che è la vita reale.
Parlando di scelte e avendo in mano il destino della galassia, si sente un certo peso.
Perchè prima di tutto Mass Effect è un gioco di ruolo e come tale andrebbe affrontato. I personaggi escono dallo schermo, i dialoghi sono epici e veri, ci si affeziona e le scelte compiute hanno un peso sulla loro esistenza. La morte di un compagno di Shepard è davvero la morte di qualcuno.
Mass Effect, per essere goduto appieno, quindi, richiede la totale immersione, il totale coinvolgimento. Il credere svincolato da qualsiasi appiglio razionale che si è realmente l'unico individuo in grado di salvare la galassia. Di essere un individuo le cui scelte avranno conseguenze a livello interplanetario.
La saga è finita e forse, per necessità commerciali andrà avanti con finali estesi, DLC, alternate endings eccetera eccetera. La macchina dei soldi è a ciclo continuo anche quando, di fronte ad un prodotto di tale livello, dovrebbe fermarsi.
La mia personalissima saga (perchè ogni esperienza con questo gioco è unica) è finta.
Ci sono diversi finali in base alle succitate scelte. E il finale che mi è capitato trovo che sia, per certi versi, coerente sia con la natura stessa della storia, oltre che con una curiosa coincidenza; poco prima di iniziare l'ultimo capitolo ho letto un libro di Charles Stross intitolato Accelerando. Un libro di cui mi piacerebbe parlare più in la. Un libro che affronta molti temi trattati anche dall'epica saga di Bioware.
Pur muovendomi al limite dello spoiler mi sento in dovere di citare Shepard che per difendere il diritto alla vita dei Geth, un'intelligenza artificiale totlamente autocosciente dagli attacchi ideologici dei Quarian, afferma "questa è vita, non importa su quale piattaforma gira".
Una piccola curiosità: pochi giorni fa ho letto  che il doppiatore di Stargazer, il narratore che scruta il firmamento dopo i titoli di coda, sia Buzz Aldrin, qualcuno che con i viaggi spaziali ci ha avuto a che fare.
Grazie a Mass Effect ho viaggiato in tutta la galassia.
E l'ho resa un posto migliore.

mercoledì 2 maggio 2012

Le presentazioni prima di tutto

Ciao a tutti.
Ho deciso di cominciare a tenere questo blog un po perchè fa figo e un po perchè i miei interessi mi spingono a dire la mia e cercare quella degli altri. E questo mi sembra un buon modo.
Non che abbia interessi particolarmente originali. Mi sento piuttosto geek, per dirla tutta.
Quindi parlerò principalmente di videogames, fumetti, libri, film, e scrittura. Non necessariamente in questo ordine.
Piccola ma doverosa precisazione: il blog è in corso di perfezionamento. Sto affrontando questa esperienza come un trasloco. Sono appena entrato in questa casa, ho sistemato le cose fondamentali ma i dettagli (quelli dove si nasconde il diavolo, per citare un autore che amo) mancano.
Troveranno posto anche loro.
Ciao ciao
Abstract